martedì 27 marzo 2012

Solenni i funerali per il sergente Michele Silvestri


 Un "operatore di pace", che "distribuiva cibo alla povera gente". Con queste parole, l'ordinario militare, monsignor Vincenzo
Pelvi, ha voluto ricordare nella sua omelia
 il sergente Michele Silvestri, la cinquantesima vittima italiana in Afghanistan, morto
sabato scorso nell'attacco ad un avamposto
 nel Gulistan. Presente ai funerali solenni,
nella basilica di Santa Maria degli Angeli,
 anche il capo dello Stato, Giorgio
Napolitano, che ha abbracciato i parenti affranti del soldato: la moglie Nunzia, i genitori,
Teresa e Antonio, i fratelli Fortunato ed Anna. E' invece rimasto a casa a Monte di Procida (Napoli) Antonio, il figlio di 8 anni del sergente, troppo piccolo per assistere alla cerimonia.
Il rientro della salma - La salma del soldato, 33 anni, è giunta all'aeroporto di Ciampino
avvolta nel tricolore. Ad accoglierla, oltre ai familiari, sempre assistiti dagli psicologi
 dell'Esercito, il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, il capo di Stato Maggiore della
 Difesa, generale Biagio Abrate e gli altri vertici delle forze armate. Gli onori militari sulla
pista sono stati resi da un picchetto del 21/o Genio Guastatori di Caserta, cui apparteneva Silvestri. Tanta la commozione, specie della moglie e della mamma del soldato, che hanno
 pianto disperatamente durante la breve cerimonia abbracciando il feretro, che è stato poi portato all'Istituto di Medicina Legale dove, come da prassi in casi del genere, è stata
 eseguita l'autopsia. E' stata poi allestita la camera ardente all'ospedale Celio.
I funerali solenni - La basilica era gremita: tanti i militari presenti, ma anche gente comune.
Tra le autorità, oltre a Napolitano e Di Paola, il presidente del Senato, Renato Schifani, il presidente della Consulta Alfonso Quaranta, i ministri Elsa Fornero, Pietro Giarda, Corrado Passera, il presidente del Copasir, Massimo D'Alema, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno.
La bara, portata a spalla dai commilitoni, è stato deposta di fronte all'altare; sopra, una
 foto del soldato, il berretto ed una Bibbia. E' toccato poi a mons. Pelvi ricordare Michele,
 che "si sentiva e resta un operatore di pace. Pattugliava le strade e distribuiva cibo alla
 povera gente, difendeva i quartieri dall'attacco di terroristi, accogliendo i bambini nei
fortini; fermava i trafficanti di armi e ripristinava acquedotti distrutti dalla guerra, convinto
che la pace si costruisce persino con un pezzo di pane e una scuola che riapre".
Il dolore del Capo dello Stato - Nel corso della funzione, al momento dello scambio del
 segno di pace, Napolitano ha lasciato il suo banco per andare a consolare i familiari del
militare. La scena si è ripetuta alla fine della cerimonia, sul sagrato della basilica. Il feretro
 è partito quindi alla volta di Monte di Procida, dove martedì si svolgerà l'ultimo rito funebre. Sono stazionarie, intanto, le condizioni dei due soldati rimasti feriti in modo grave
 nell'attacco alla base Ice: il caporal maggiore Monica Graziana Contrafatto ed il
maresciallo Carmine Pedata. Non sono in pericolo di vita, sono stabili ed in terapia
intensiva nell'ospedale da campo americano Role 3 a Baghram. Non appena le loro
condizioni lo permetteranno, saranno trasferiti in Germania, presso l'ospedale militare
 di Ramstein.

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